Il gioco in tempo di guerra
Quanto è importante il gioco in tempo di guerra e nelle situazioni difficili della vita? il mito parla dell'amore tra la dea della fortuna Tyche e Ares, un atto d'amore improvviso tra fortuna e guerra che genera il gioco, la casualità che si accompagna alla sfida. Qui troviamo la radice mitica del gioco e di questo mettere insieme aleatorietà (Kubeuo) e scontro (Agon).
Pensiamo ai giochi che portano il bambino a girare su stesso sino alla vertigine, per fargli ritrovare un nuovo equilibrio; è un gioco di smarrimento e ritrovamento presente anche in natura, ad esempio, nelle gazzelle, nelle antilopi, nei camosci, nei cavalli selvaggi e nelle acrobazie egli uccelli.
Pensiamo ai giochi che si ripetono sempre uguali, ma sempre nuovi nell'entusiasmo di iniziarli e come antidoto al disagio.Pensiamo ai giochi che costringono il bambino da una situazione di passività (il bambino subisce passivamente ciò che fuori sta accadendo), ad una situazione di attività: si diventa protagonisti delle proprie invenzioni e immaginazioni. La passività si trasforma in attività creativa.
Il gioco diventa un fare auto-terapeutico negli aspetti creativi e autopoietici della psiche; quel pensare magico di onnipotenza, che da piccoli ci ha fatto sentire i creatori del mondo, dovrebbe poter essere ripescato anche, e soprattutto, nei momenti di grande difficoltà e pericolo come in questi tragici giorni di pandemia. Esso sa contattare aree di eccitazione perché evidenzia costantemente lo stato di precarietà nel nostro rapporto tra il mondo interiore e il mondo fuori: l'amore per la vita può alimentare e motivarci al gioco, nonostante tutto. Ed è ancora Winnicott a ricordarci che "è nel giocare e soltanto mentre gioca che l'individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell'intera personalità, ed è solo nell'essere creativo che l'individuo scopre sé" (D., W., Winnicott, Gioco e Realtà, Armando: Roma, 1996, p.102).
Anche la solitudine a cui siamo costretti in questi giorni è una condizione che si coniuga alla possibilità creativa del gioco. Esso può nascere in solitudine alla presenza di qualcuno che abbiamo imparato a interiorizzare: sappiamo che c'è, e in sua assenza-presenza possiamo fare l'esperienza creativa reale del giocare, in assoluta libertà e come forma di vita. In momenti come questi, poter veicolare e rappresentare le emozioni di paura e angoscia attraverso il gioco, consente anche di preservare e tutelare il nostro corpo, ricettacolo e parafulmine di tutte le angosce non mediate.