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Un’idea di viaggio a partire da Freud

Maisara Baroud, 2023

Collabo sul Renon-nel Tirolo

Hotel POst, 20 Agosto 1911

Caro amico,

(…) voglio rimanere in questo posto di una bellezza tutta particolare fino

Al 14 settembre. (…) Da quando le mie energie mentali si sono di nuovo

risvegliate lavor in un campo nel quale Lei sarà sorpreso di trovarmi.

Ho scavato cose strane e inquietanti e mi sentirò quasi obbligato a non

Parlarne con Lei. (…) Saluti cordiali e amichevoli, in letizia, Suo Freud.

(Lettera a C.G. Jung)1

Klobenstein

I settembre 1911

Caro amico,

I miei lavori di questa settimana si riferiscono allo stesso tema del Suo, l'origine della religione. La sua lettera è giunta in una giornata bella e felice e ha ancor più innalzato il mio stato d'animo. Il suo amabile desiderio di avermi da lei già il 15 non è appagabile [´…]Qui sul Reno stiamo divinamente bene e il posto è bellissimo. Ho scoperto in me il piacere inesauribile del dolce far niente, temperato appena da un paio d'ore dedicate alla lettura di qualche novità, e non riesco a pensare che l'inizio del mese prossimo mi riporterà al duro lavoro…

(Lettra a C.G.Jung)2

lettera del 28 febbraio 1936:

Per me […] la bellezza dimora in Italia e nel Mediterraneo

(allo scrittore George Hermann)


Nella primavera del 2009, tra gli scaffali della Library of Congress di Washington D.C., Gerhard Fichtner e Albrecht Hirschmüller si imbattono casualmente in un contenitore mai visto prima con dieci scomparti, ciascuno con un piccolo taccuino. Realizzano in quel momento di aver ritrovato i taccuini tascabili che Sigmund Freud portava con sé durante i suoi viaggi e che fino ad allora nessuno sapeva dove fossero finiti. È a partire da questi preziosi e inediti taccuini che si sviluppa l'importante ricerca di Marina D'Angelo, storica della psicoanalisi che ha affiancato Fichtner e Hirschmüller nell'interpretazione delle parti legate ai viaggi italiani nei taccuini, e che con questo ricchissimo testo, ci fa da guida nell' Italia freudiana. Che cosa cercava Freud in Italia? che ruolo hanno avuto i suoi viaggi nella sua opera? L'Italia come paesaggio interiore in cui ritrovarsi per simmetria e sensibilità, porterà Freud a ritornarci per venticinque volte alla ricerca infinita di quellesorgenti legate soprattutto alla bellezza e all'arte in grado di spingerlo a concepire nuove teorie.

Marina D'Angelo segue con molta pazienza e perizia le orme dei percorsi tracciati da Freud nella penisola, usando come orientamento i contenuti nei taccuini inediti, nelle lettere e nell'immenso corpus di opere, "fino a scorgere tra le pagine i pensieri ancora in nuce, spesso anticipatori di teorie sviluppate in seguito, e giungendo a ricostruire la nascita della psicoanalisi."
Notes, dalle cartoline e dalle piccole note a margine
Come ci ricorda Nicole Janigro nel suo articolo apparso su Doppiozero il 16 Ottobre 2019, Freud scrive che «il pubblico non ha diritto di saperne di più», «né dei miei rapporti personali, né delle mie battaglie, né delle mie delusioni, né dei miei successi». Quello che prevale è il Freud che distrugge le lettere alla fidanzata, che dice «ho parlato di me stesso più del consueto o più del necessario», perché «tutte le mie personali esperienze non hanno alcun interesse se paragonate ai miei rapporti con questa scienza». Il segno e lo stigma della sua vita sono affidati a queste righe: «Anzitutto mi feriva l'idea che per il fatto di essere ebreo dovessi sentirmi inferiore e straniero rispetto agli altri»." A dispetto di tanta prudenza e tante precauzioni anche da parte di tantissimi biografi e storici di professione, allievi devoti come Ernest Jones, i taccuini e le lettere inedite nel volume di Marina D'Angelo, mostrano l'altra faccia di Freud: un uomo che stracciava e bruciava tutto ciò che non desiderava fosse letto da occhi poco affidabili e devoti; enigmatico dalle folgoranti intuizioni mescolate alla lista della spesa, o note sugli orari dei battelli…l'uomo, nella sua interezza e grandezza, si evince soprattutto dai Bloch  Heidegger in una conferenza (Perché i poeti, 1946) scrive che "Ogni cammino corre sempre il rischio di diventare un erramento. Il camminare per queste vie richiede che si sia esercitati alla marcia. Ma l'esercizio esige mestiere. Rimanga dunque in quanto buon stato di bisogno sulla via e impari, senza sviamenti benché nell'arte, il mestiere del pensiero". Cosi fu anche per Freud nel tracciare attraverso i suoi viaggi quel sottilissimo confine tra il piacere e il mistero, tra il desiderio e la frustrazione, tra un eccesso di bellezza e la possibilità di ammirarla, consapevole dei rischi connessi. L'esercizio del viaggio implica tutto questo sistema di legami che per necessità evolutiva si devono slegare. Il viaggio come confine e, come scrive Caterina Resta, (Il luogo e le vie: geografie del pensiero in Martin Heidegger, Franco Angeli, 1996), quel che il confine ha di misterioso, allude precisamente all'enigmaticità di un simile rapporto, quello Zwischen come sentiero-limite per il quale la separazione diventa rapporto, pur rimanendo tale" . La vita è un viaggio da fare a piedi" era solito dire Bruce Chatwin come se ci ricordasse che il viaggio fa parte di una nostra dotazione biologica. Dal punto di vista etologico, l'esplorazione e la conoscenza di un territorio è da sempre stata prerogativa di adattamento e sopravvivenza. Potremmo quindi partire dalle basi più elementari e biologhe del viaggio a partire dalla preistorica liberazione delle braccia e dalla conquista della posizione eretta lungo un continuum che ci porta all'homo sapiens sapiens e all'invenzione delle città e della civiltà. Come scrive Saramago, (Viaggio in Portogallo, Feltrinelli, 2022) "io viaggio di continuo e ho sempre pensato che il viaggiatore è uno che vorrebbe essere residente, radicato ma in molti luoghi. Il viaggio non finisce mai, ma i viaggiatori, cioè noi, sì".

Il viaggio, come scrive Franco Combi (Il viaggio come esperienza di formazione. Tra diacronia e sincronia, Firenze University Press) può essere fattoper espiazione, per necessità, per ritrovare e riordinare le matrici originarie, per una nuova speranza e una nuova vita; Viaggio come nostalgia e photos nella memoria per qualcosa di lontano, di un tempo remoto, di un mare solo percepito e mai più incontrato. Viaggio, come simbolo monastico dei paesaggi interiori che sanno mostrare le geografie dell'anima pur rimanendo "fermi" in un solo luogo. Magris scrive in un articolo apparso sul corriere della sera il 12 Agosto 2003 che il mare, per Conrad, è come la vita; incanto e orrore, abbandono e naufragio, consunzione, immortalità, distruzione. Nascere, dice Stein in Lord Jim, è come cadere in mare e bisogna farsi sostenere dal mare senza fondo." Viaggio di conoscenza, avventura, fuga e farmaco dal sapore romantico e decadente per le ferite della vita.

Viaggio come dislocazione e disorientamento rispetto a ripetizioni quotidiane entropiche in ambienti troppo sterili, securitari e mortiferi. Viaggio, ci ricorda Combi, è anche viaggio di purificazione e di illuminazione: "Già nel Pentateuco, dal Genesi all'Esodo, si delinea la ricca fenomenologia del viaggio biblico, arricchito poi dai libri profetici, di cui i profeti stessi sono l'emblema. E sono tutti viaggi compiuti in stretto legame con Dio: per eseguire un ordine, per sopportare una prova da lui voluta, per testimoniarne meglio la voce e la parola"

Per Freud il viaggio sarà un viaggio alla ricerca della bellezza, dell'arte, delle sensazioni e delle percezioni più elementari, della pace interiore, dei luoghi dove poter sognare di incontrare amici e colleghi. I Viaggi per Freud saranno possibilità feconde per lavorare sulle nevrosi e sui conflitti più intimi e familiari; saranno viaggi di un appassionato archeologo che punta a disseppellire strati di esistenza rimossi o dimenticati. Prima della morte del padre Jacob, Freud vide l'arte italiana come un eccesso di bellezza che rischia di farci diventare petulanti e impertinenti, Cosi scrisse a Marta una lettera lunga sei pagine […] per l'arte arriva un momento in cui nuotando in un costante godimento…non si raggiunge più estasi alcuna, e chiese, madonne, deposizioni diventano del tutto indifferenti e si desidera qualcosa d'altro

Firenze fu vissuta da Freud anche come un eccesso di bellezza insopportabile. Sentimento che mutò in più occassioni, soprattutto quando nacque in lui il desiderio di potersi acquistare pezzi di storia dell'arte, collezioni di testimonianze storiche unite all'interesse viscerale per Leonardo e Michelangelo e la storia del rinascimento, come nutrimento indispensabile per vivere. Firenze e la Toscana, furono in più occasioni esperienze fondamentali e motivo del suo amore per l'Italia. Dopo la morte del padre il 23 Ottobre del 1896, Freud si sentirà privo di radici e, come scrisse a Whilelm, quando è morto aveva già finito di vivere da un bel pò di tempo, ma nell'intimo tutto il passato si è ridestato in tale occasione. L'autoanalisi successiva che durò svariati anni, fu uno degli effetti della morte di suo padre insieme al recupero della memoria dell'arte di Firenze e alla ricerca di sue riproduzioni. Sempre a Fliess: Ho adornato ora la mia stanza con esemplari in gesso della statue fiorentine. E' stata per me una straordinaria fonte di linfa vitale… Una delle sue prime repliche come primo pezzo di un'importante collezione, sarà lo Schiavo Morente di Michelangelo. L'arte come strumento elettivo di consolazione al dolore per la morte del padre.

Grido di Melusina, lato destro della facciata della Chiesa di Lusignan, Francia

Freud cercherà di collocare l'arte e la fruizione dell'arte nel quadro complessivo e generale della cultura umana: la dimensione estetica come consolazione, come difesa contro i traumi, le frustrazioni, quando il male di vivere ci ricorda il limite e l'infinità fragilità umana. La funzione dell'arte sembra sovrapporsi a quella della religione. Scrive infatti ne Il Disagio della civiltà nel 1929.

La vita, così come ci è imposta, è troppo dura per noi; ci reca troppi dolori, disinganni, compiti insolubili. Per sopportarla abbiamo assolutamente bisogno di qualche palliativo (impossibile farcela senza costruzioni ausiliarie ci ha detto Theodor Fontane.) […]. I soddisfacimenti sostitutivi che l'arte offre agli uomini sono illusioni che contrastano con la realtà; non per questo tuttavia, sono psichicamente meno efficaci, data la funzione che la fantasia ha assunto nella vita psichica[…].

Michael Molnar, direttore del Freud Museum e autore di significative pubblicazioni sulla biografia di Freud, scrive che "l'Italia, la ricchezza (culturale personale), il tempo libero, la serie di fantasie associate ai gessi ("arricchirsi, viaggiare"), ci portano lontano dalla sfera del padre e della famiglia e nel regno dell'avventura e della liberazione. Durante i viaggi si allentano le responsabilità familiari, liberandosi del peso del ruolo di padre Sigmund e non più dopo la morte del padre, di figlio Sigmund. "[…] i viaggi in Italia, portarono a Freud il desiderato benessere e nuove energie. La bellezza inebriate del paesaggio e dell'arte, del cibo gustoso e del buon vino, e il dimenticare, il lasciarsi alle spalle le preoccupazioni […]".

All'arrivo a Venezia, il 25 agosto1895, Freud si sentì come «stordito dalle nuove impressioni». Cinque cartoline e due biglietti da visita a Martha e la lettera a Fliess del 28 agosto testimoniano lo stato d'animo. Nella prima cartolina, scrive: Strana fiaba, molto turbato, te la mostrerò l'anno prossimo, se resiste fino ad allora. Non c'è immagine o descrizione che possa sostituire una visita. Ieri ancora le cose più incredibili, fra cui un viaggio in gondola a tarda sera lungo canali secondari e il Canal Grande. […] Insomma tutto estremamente stravagante e divertente

Anche Goethe come Freud,(Viaggio in Italia, Mondadori, 2026) scriveva su Venezia e sul libro del destino era dunque scritto alla sua pagina che il 28 settembre 1786, alle cinque di sera secondo la nostra ora, entrando dal Brenta nella laguna, avrei visto per la prima volta Venezia, e subito dopo avrei toccato e visitato questa meravigliosa città insulare, questa repubblica dei castori. Cosi, a Dio piacendo, Venezia non mi è più una mera parola, il nome vuoto…, nemico giurato delle vacue sonorità, fu tante volte motivo d'angoscia.

Diverse le impressioni del giovane T.S Eliot che nei sui sui taccuini del viaggio a Venezia la definirà meno attraente di piazza delle Erbe. Non indugerà mai sugli aspetti della vita e non si lascerà mai andare al viaggio estatico dell'errante. Lasceranno in lui un graffio indelebile i monumenti e le vestigia dell'arte cristiana, che si ritroveranno ne "la terra desolata" come simbolo di trascendenza e unica possibilità di salvezza e dove l'Italia, in tal senso, fece da specchio.

Per Freud, furono viaggi simbolici consolatori in favore della creatività e della sostenibilità della vita; essi rappresentarono la possibilità di rompere la logorante routine clinica quotidiana con i pazienti. Una sorta di psico-igiene di cui uno psicoanalista ha bisogno per mantenere la necessaria distanza professionale. Attraverso i viaggi, Freud esercitava quell'esercizio paradossale della vicinanza-distanza come formazione di una postura ideale che ogni psicanalista dovrebbe ricercare. Come ci ricorda Nina Coltart nel suo trattato per la sopravvivenza dello psicoterapeuta (come sopravvivere da psicoterapeuta, Utet, 1998), "per dare il meglio di noi come terapeuti, dobbiamo essere osservatori distaccati, impegnati a valutare in modo freddo ogni sfumatura…e nello stesso tempo dobbiamo reagire emotivamente a quelle sfumature e farci coinvolgere". Marina D'Angelo ricorda che da un lato il lavoro con i pazienti gli apriva nuovi spunti per lo sviluppo della sua teoria , dall'altro emerse in lui il bisogno di fortificarsi, di voler dimenticare, che trovò espressione anche con il suo commento -punch con Lete-

Il lavoro e lo scirocco mi avevano ridotto talmente a mal partito che mi sono recato con le due donne all' "Ancora Verde" per cercare nuovo vigore in una bottiglia di Barolo. Torno di là adesso. Al vino si collega ogni sorta di conforto, per cui ora ti scrivo

I viaggi in Italia sapranno anche dimostrare la loro efficacia antidepressiva e alleviante nei periodi più difficili della vita di Freud, come accadde durante l'estenuante stesura dell'interpretazione di sogni

Scrive al caro Fliess:

Sono profondamente depresso, e avrei molto piacere di ristorarmi, ma non so cos'altro potrebbe attrarmi all'infuori di Berlino. L'Italia è troppo distante e il tempo e disposizione è troppo breve

Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo (Se non posso piegare le potenze superiori, muoverò gli inferi) citazione dal VII libro dell'Eneide che accompagnò Freud per lungo tempo per una psicoanalisi come archeologia della psiche e che utilizzò nell'interpretazione dei sogni nel 1899. "Dopo la morte del padre Anchise, Enea scese negli inferi per incontralo e qui lui gli predisse la fondazione e la fama di Roma". Marina D'Angelo trova analogie convincenti tra Enea e Freud, entrambi senza meta precisa, in balia del proprio destino, in balia della propria vocazione. Entrambipersero il padre in un periodo cruciale della loro vita che permetterà loro di fondare una nuovo regno, un nuovo paradigma. D'angelo ricorda che i quattro sogni romani descritti nell'interpretazione dei sogni risalgono all'inverno del 1896-97, esattamente nel periodo in cui morì il padre, sono pervasi di angoscia e di desiderio di vedere Roma. Possiamo pensare al viaggio di Dante, così come quello di Freud spaventati dal sentimento di solitudine che pervade l'inizio di ogni viaggio iniziatico davanti ad una selva oscura come l'ignoto e l'inconscio. Per poter affrontare quell'Altro oscuro, l'importanza di farsi accompagnare da una ragione salda e illuminata come quella di Virgilio in Dante e probabilmente di Fliess in Freud che in una lettera gli scrisse: Dentro di me sono in continuo fermento, e resto in attesa di un altro balzo in avanti. […] Ora ho concluso e posso nuovamente pensare al sogno. Ho dato un'occhiata alla letteratura sull'argomento […] Nessuno ha avuto il più lieve sospetto che i sogni non siano cose senza senso, bensì appagamenti di desideri

La struttura del viaggio iniziatico di Dante, cosi come quello di Freud, è come se venisse rappresentato dalla graduale presa di coscienza delle varie istanze presenti nella nostra organizzazione psichica: da quelle piene di ombre e di fantasmi che emergono passando dall'Inferno che in Freud sono ritrovabili ad esempio nel saggio il perturbante (1919) ispirato ad un'esperienza vissuta in Italia come terra del "ritorno del rimosso"; nel Purgatorio come possibilità di unire le diverse parti in noi spesso opposte; nel Paradiso, come possibilità di trascendenza, spiritualità e mistero. Allargando il campo culturale, i medesimi processi individuativi ci ricorda D'Amico, li ritroviamo "nella grande tradizione Vedana, (si veda la Bhagavad Gita), dal taoismo, del Kundalini yoga, del suffisso, dell'ermetismo alchemico, sia pure in forme diverse". Saranno soprattutto i sogni dei luoghi visitati dallo stesso Freud a certificare l'importanza e significatività dell'esperienza italiana. L'inconscio saprà raccontare attraverso i sogni i suoi viaggi in Italia.

Le visite ad Orvieto diedero l'opportunità a Freud, attraverso l'esperienza diretta con gli affreschi di Luca Signorelli nel Duomo della città, di definire alcuni capisaldi della teoria psicoanalitica. In Psicopatologia della vita quotidiana, si parla, infatti, de "il caso Signorelli" che rappresentò una fondamentale occasione di autoanalisi associato al meccanismo della dimenticanza. Il metodo è la costruzione dell'esperienza" scrive Claudio Magris (Danubio, Garzanti, 1990) suggerendoci che l'avventura della classificazione e la seduzione metodologica si scontra con l'imprevedibilità del viaggio, la causalità degli incontri e l'asimmetria di ogni sentiero. "Fra un viaggio e l'altro, tornati a casa, si cerca di stendere le gonfie cartelle di appunti sulla pronta superficiale della carta, di trasferire plichi, block-notes, depliant e cataloghi sui fogli battuti a macchina. Letteratura come trasloco; qualcosa , come in ogni trasloco, va perso. Qualcosa salta fuori dai ripostigli dimenticati" .(Danubio, Garzanti, 1990).

Potremmo anche chiamare questo tipo di viaggio, Itzig, una delle creative formulazioni linguistiche che Freud presa a prestito da una barzelletta ebraica. Caro Whilem, […]. Mi è stato dettato dall'inconscio, secondo il noto principio di Itzig, cavaliere della domenica: -Itzig, dove vai?- -non chiederlo a me. Chiedilo al cavallo!-. Laurence Simmons, scrive Marian D'Angelo, intitola il primo paragrafo del libro sui viaggi italiani di Freud, Italy: Itzig's principle. Viaggi che seguirono il principio di Itzig, come il tornare sempre negli stessi luoghi senza alcuna logica razionale. Scrive Marina D'Angelo: "Si potrebbe discutere sul fatto che i viaggi di piacere raramente abbiano una logica "al di là del principio di piacere" […], tuttavia, seguendo il mio punto di vista psicoanalico, vorrei evidenziare che "il principio di Itzig" si adatta adeguatamente al metodo che Freud seguiva nella propria prassi quotidiana, lasciandosi guidare dalle libere associazioni dei pazienti durante l'analisi […] se si chiedesse all'analista che cosa vorrebbe portare alla luce durante la seduta, si otterrebbe la risposta: -Che ne so, chiedilo al paziente!-". Ne L'Io e L'Es (1932) e nella lezione 31 di Introduzione alla psicoanalisi-Nuova serie di lezioni (1932), Freud Utilizzerà la metafora del cavallo e del cavaliere, Itzig, per rappresentare la sua idea delle caratteristiche strutturali e funzionali dell'organizzazione psichica.
Luca Signorelli, la punizione dei dannati, Duomo di Orvieto, San Brizio (Cappella Nova)
Marina D'Angelo individua e commenta i sogni in cui vengono rielaborate le esperienza italiane a partire dall'ottava e ultima edizione dell'interpretazione dei sogni pubblicata sia nelle Gesammelte Werke sia nella Studienausgabe dove vengono riportati 55 sogni personali, tra i quali D'Amico ne rintraccia 18 che traggono il loro contenuto dai viaggi in Italia.

[…] ma in effetti io non sono né uomo di scienza né un osservatore, né uno sperimentatore né un pensatore. Non sono altro che un conquistador per temperamento-un avventuriero […]. Persone siffatte di solito si stimano soltanto se hanno successo, se hanno veramente scoperto qualcosa, altrimenti vengono messe da Parte […]

Come spesso accadeva nelle fasi di vita e vissuti depressivi, incerti e drammatici, Freud cercava la cura e il conforto nel viaggio e nel desiderio di incontrare Fliss, amatissimo e temutissimo amico, a Roma, verso la luce del sud dove poter pensare di organizzare anche un congresso. Quale funzione ebbe per Freud la bellezza culturale e paesaggistica del sud? Quale ruolo giocò lo spirito di quei luoghi, così come lo spirito del buon vino nella vita di Freud? con la luce del sud cosi come con il nettere che da un primo sorso, ne chiede altri e altri ancora, Freud si curava e si nutriva. Scrive D'Amico che "Trovò li il suo personale sorso di Lete. Nell'anima di Freud le acque del fiume Lete rappresentavano l'Italia […]. Così come Dante si era dovuto purificare nel fiume di Lete. Nell'anima di Freud le acque del fiume Lete rappresentano L'Italia". Il commento di Ernest Jones è preciso: «Il Sud aveva dalla sua parte il piacere, la serenità e il puro interesse. La sua mollezza, la bellezza, il sole caldo e i cieli azzurri intenso dell'Italia e soprattutto la ricchezza di resti visibili degli stati primitivi dello sviluppo dell'uomo».

Freud come Dante, ma anche come Josè Saramago che in Viaggio in Portogallo, scrive che il suo continuo vagabondare nel mondo e nella testa, si inoltra nello spazio e nel tempo ed "è esperienza della sua pienezza e della sua fugacità e insieme guerriglia contro quest'ultima, desiderio di trattenere il pomeriggio che fugge e domani non sarà lo stesso, di fermare il tempo o di tenerlo a bada errando nello spazio."

Saranno i viaggi a Roma, che riuscì a raggiungere dopo molte esitazioni solo nel 1901,ad avere per Freud un ruolo fondamentale nella costruzione del parallelismo tra la città esteriore e la città interiore e che, attraverso il lavoro sui sogni e lo studio del suo significato storico e simbolico, gli permise di raggiungere livelli via via più profondi nella sua autoanalisi. Come scrisse a Fliess il 27 Agosto 1899, […] Parlare delle leggi eterne della vita nella Città Eterna non sarebbe una cattiva combinazione. Il progetto di Viaggio con Fliess, per Marina D'Angelo rappresenta una questione personale tra amici intimi che pensavano e sognavano un luogo di "ispirazione creativa" che potesse coniugare il viaggio con una base teorica scientifica comune.

Per Freud conquistare Roma, fu come per Chatwin conquistare la Patagonia: un'amante difficile, un'ammaliatrice che lancia il suo incantesimo, una terra che apparteneva alla fantasia, alla topografia interiore di ogni essere umano; secondo Antonietta e Gerard Haddad e a partire dall' engramma "Amar Italia" che contiene il nome della moglie Martha e della madre Amelia, avrebbe significato superare il padre cadendo nell'immaginario luogo incestuoso. Tantissime le interpretazioni sul versante nevrotico dei vari differimenti di Freud del viaggio a Roma. Per Anzieu ha rappresentò una componente edipica legata alla madre, per Schorske si trattò di una questione paterna e spigherebbe i rapporti conflittuali tra ebraismo e cattolicesimo, per Marienne Krull, fu la nostalgia di Roma come simbolo della nostalgia di tornare agli anni della sua infanzia a Freuberg come una patria perduta. Marina D'angelo invita il lettore anzitutto a contestualizzare le interpretazioni alla vita di Freud di quel momento e a spostare l'attenzione dei tanti mancati viaggi a Roma alla luce del rapporto con Fliess; riconducendosi alle interpretazioni di Anzieu, associa i sogni romani alla relazione con Fliess che si presenta come sostituto del padre castratore che gli nega il viaggio verso Roma. Perchè il viaggio a Roma fu possibile solo dopo che l'amicizia con Fliess si raffreddò? A parte tutte le plausibili interpretazioni, tutta la vicenda di Roma ha un sapore profondamente nevrotico associato al desiderio inconscio che Freud iniziò ad analizzare dopo la morte del padre Jacob. "L'appagamento del desiderio e le esperienza infantili sono quindi all'origine dei sogni romani, per cui Freud chiarì che il desiderio di andare a Roma è diventato, per la vita del sogno, pretesto e simbolo di molti altri ardenti desideri" .

Un modo di interpretare il viaggio a Roma che ricorda ciò che Giovanni Palmieri scrisse parlando dell' opera di Carlo Emilio Gadda (I viaggi e la morte", Adelphi) "dove il viaggio […] è anche un pellegrinaggio "religioso" verso terre sconosciute, e appare come la verifica gnoseologica della realtà del mondo e della sua costituzione storica e materiale. Ai viaggi "sognanti" e lirici corrisponde una tendenza alla fuga dal mondo, mentre ai viaggi "etici" corrisponde un pellegrinaggio volto a certificare e a testimoniare la realtà dell'opera umana".

Per Freud, L'appagamento del desiderio, diventerà testimonianza religiosa di una scienza capace di indagare l'opera umana dentro una sorta di esotismo psichico Gauguiniano capace di contenere tutto il marasma istintivo e pulsione. Pulsione che diventerà per Freud libera di operare al servizio degli interessi culturali e artistici. Ciò che Freud definì Sublimazione a partire dai tre trattati sulla teoria sessuale sino al lavoro su Leonardo ponendosi a cavallo tra interpretazioni romanzate e applicazioni scientifiche della psicoanalisi, spiega la personalità dell'artista capace di indagare anziché amare.

Oggi pomeriggio alcune impressioni delle quali ci si nutrirà per anni. Stati nel Pantheon, […] poi all'improvviso nella chiesa di San Pietro in Vincoli ho visto il Mosè di Michelangelo.

Come ricorda Romano Madera in un suo articolo apparso su Doppiozero il 17 Dicembre 2022,"Sigmund, a differenza del padre Jakob, non accetta di dover raccogliere il suo cappello buttatogli nel fango. Ma la lotta tra il sentimento di appartenenza al suo popolo e il superamento di ogni fede di parte per il superiore ideale scientifico, lo abitano fino alla fine della vita, come appunto si vede dal suo tormentato scritto su Mosè. Il padre, d'altra parte, cercò sempre di ricordargli la sua origine: nella Bibbia illustrata di Philippson che gli regala per il suo trentacinquesimo compleanno gli scrive: "Ricordo dell'amore di tuo padre che ti ama di un amore eterno". E cosa è la Bibbia? "Il libro dei libri dove i saggi hanno attinto, dove i legislatori hanno imparato il sapere e il diritto". Roma come ricerca inconscia del Padre con il sentimento di ambivalenza che abitò il suo desiderio di superarlo e compensare un'eccessiva sopravvalutazione tipicamente infantile. […] come se l'essenziale del successo consistesse nel fare più strada del padre, e che fosse tuttora proibito voler superare il padre […]

Freud partì per Roma insieme a Ferenczi il 14 settembre del 1912, la cosa migliore per lui, scriverà a Martha in quell'occasione, il mio progetto per la vecchiaia è sicuro: non un cottage, ma Roma. Freud aveva già incontrato il Mosè di Michelangelo nel 1901 e nel 1907, ma D'amico nella sua ricostruzione dai taccuini ritrovati, scrive che l'incontro con il Mosè del 1912, lo affascinò in un modo completamente diverso. Nascerà nel 1914 in forma anonima un saggio con il titolo Il Mosè di Michelangelo che Freud riconobbe soltanto dici anni più tardi.

Supponiamo che un esploratore giunga in una regione poco nota, in cui una zona archeologica, con rovine di mura, frammenti di colonne, lapidi dalle iscrizioni confuse e illeggibili […]. Egli potrà accontentarsi di osservare quanto è possibile vedere […] Egli tuttavia può anche agire in un altro modo; può aver portato con sé zappe, pale e vanghe, può munire di tali strumenti gli abitanti del luogo, rimuoveremo loro dalla zone archeologica le rovine ivi giacenti dai resti visibili, altri pezzi sepolti […].

La Gradiva, l'avanzante. Bassorilievo custodito al Museo Chiaramonti (Musei Vaticani)

Dopo Roma sarà Pompei il modello della città sepolta e paradigma del metodo psicoanalitico.Come scrisse qualche anno prima, nel 1895, nei sui Studi sull'isteria descrivendo il caso di Elisabeth von R. E di Miss Lucy R come tecnica del "dissotterrare la città sepolta". Marina D'Angelo ricostruisce la storia cronologica delle percezioni e delle sensazioni di Freud e dei suoi compagni di viaggio  immaginati e desiderati, come Fliess o come il fratello Alexander. Un'archeologia di un materiale anzitutto sensoriale e percettivo, il Vesuvio fuma molto, gradualmente aumentato; Anche gli scritti pionieristici di Freud spesso si associano sincronicamente ad eventi naturali, come ad esempio la prima stesura de Il delirio e I sogni nella Gradiva di Whilhelm Jensen il 24 agosto 1906 coincide con la data dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.Freud continuò la stesura del saggio sino al 30 Agosto dove da Lavarone due grandi carrozze lo portarono con tutta la famiglia sul lago di Garda. Sempre estremamente scrupolosa D'Angelo a ricordare la genesi del saggio attraverso gli appunti e le sottolineature trovati a margine della Gradiva, genesi erroneamente attribuita a Jung quando in realtà fu Wilhelm Stekel a suggerire Freud la novella. La novella fu oggetto di studio da parte della società del mercoledì a cui partecipava anche Stekel. Pompei fu ispirazione per tanti artisti a partire da Goethe ne Il Viaggio in Italia, di Seume, Madame de Stael, Schiller, Giacomo Leopardi che scrisse La ginestra o il fiore del deserto ai piedi del Vesuvio, ecc. Pompei come Topos che diventa parallelismo tra archeologia e archeologia dell'inconscio dove il nuovo, il vecchio, l'assurdo e l'impresentabile, diventano linguaggio possibile e interpretabile.

Scrive Marina D'Angelo: " Questo è il concetto di Freud: «riscoprire» significa portare alla luce il passato sepolto, inconscio, represso, che attraverso la «riscoperta» acquista un significato diverso, che diventa la base del lavoro analitico attraverso le interpretazioni dell'analista […] che uno debba morire per divenire vivo? "

Scrivevo qualche anno fa con Daniele Ribola (Sguardo sulle psicodinamiche del gesto creativo, Persiani) in una lunghissima ricerca psicoanalitica comparata relativa alle dinamiche artistiche, che lo scritto di Jensen appartiene a quei prodotti culturali che, senza ambiguità, mostrano di possedere una conoscenza spontanea, pertinente ed analitica del funzionamento dei processi inconsci, quei processi che la psicoanalisi ha raggiunto attraverso percorsi diversi. La Gradiva è una fantasia pompeiana, un romanzo in cui l'archeologia figura come un ingrediente di narrazione determinante. Gradiva è il nome di un reperto archeologico, una fanciulla effigiata in un antico bassorilievo. Il romanzo si svolge prevalentemente nella dissepolta città di Pompei.

Wilhelm Jensen, ambientando a Pompei i sogni e il delirio del protagonista (Norbert Hanold), si accosta ai tipici prodotti della rimozione cogliendo la vicinanza del processo intrapsichico della rimozione con quell'avvenimento della storia che fu il seppellimento di Pompei. In questo romanzo si anticipano tesi psicoanalitiche relative ai sogni, alle fantasie e ai pensieri deliranti come prodotti mentali provvisti di significato e di scopo; si anticipano concetti tipici del rapporto paziente-analista in un cammino terapeutico che, in questo caso, porterà l'archeologo del romanzo ad abbandonare l'ostinata decifrazione di difficili graffiti a favore di un'apertura verso aspetti affettivi dell'esperienza. Freud conclude dicendo:

Probabilmente attingiamo alla stessa fonte e lavoriamo sullo stesso oggetto, ma ognuno con un metodo diverso. E la concordanza dei nostri risultati sembra una garanzia dell'esattezza del lavoro di entrambi. Il nostro procedimento consiste nell'osservazione cosciente dei processi psichici delle altre persone, in modo da poterne dedurre e annunciare le leggi. Certamente l'autore procede in modo diverso. Egli rivolge l'attenzione all'inconscio della propria mente, ne osserva i possibili sviluppi e li presta all'espressione artistica invece di reprimerli con la critica della coscienza. Così egli esperimenta su se stesso ciò che noi apprendiamo dagli altri, cioè le leggi alle quali devono obbedire le attività di questo inconscio. Ma non è necessario che egli definisca queste leggi e nemmeno che ne sia chiaramente consapevole; grazie alla tolleranza della sua intelligenza, esse vengono incorporate nelle sue creazione.

Questa importante riflessione di Freud apre questioni non del tutto risolte, poiché a tratti ribadisce l'importanza della sublimazione, per poi ritrattarla evidenziando un determinismo biografico in stretta relazione con le nevrosi.

Un artista è mosso dagli stessi conflitti che portano altre persone alla nevrosi: l'arte è una "attività che si propone di temperare desideri irrisolti […] in primo luogo nello stesso artista creatore e in seguito nell'ascoltatore e nello spettatore.

L'arte è pensata come terapia che media tra desiderio e realtà, un regno di mezzo dove l'uomo può soddisfare e realizzare istanze inconsce altrimenti irrealizzabili, inesprimibili, non con-divisibili, pena la marginalità e l'esclusione dal mondo sociale e "civile".

L'inconscio, tuttavia, si fa opera d'arte solo attraverso una trasformazione che ne mitiga l'aspetto urtante, ne cela l'origine personale e offre agli altri, rispettando talune regole estetiche, seducenti premi di piacere…

Jung ne ricevette una copia in dono da Freud il 13 Maggio 1907 e non esitò a definirla stupenda. D'Amico sottolinea, attraverso i taccuini e le lettere, come la relazione tra Freud e Jung a partire dalla pubblicazione della Gradiva, somigli molto nei toni e nello stile alla relazione con Fliess. Dalle annotazioni sul settimo taccuino, Freud si fermò da Jung a Kusnacht dal 18 al 21 settembre; il 17 gli fece visita al Bulghlzli la clinica psichiatrica vicino a Zurigo. Dopo i giorni a Kusnacht, si sposterà a Desenzano e Salò sul lago di Garda per recuperare energie. Nella lettera del 18 Ottobre a Jung, la prima dopo la visita, Freud scrive "Caro amico ed erede", a conferma del piacevole e importanti giorno trascorsi insieme.

L'altro ieri abbiamo fatto una gita in barca a motore […] a San Vigilio, uno dei punti più belli del lago di Garda, forse il più bello in assoluto. E' un posto dove abitare in solitudine, naturalmente totalmente inadatto ad una famiglia […]. In tarda età si evidenzia in me moltissimo talento a godere la vita

Il tema del viaggio come ricerca di una geografia interiore e metafora della propria esistenza e della ricerca psicoanalitica nel suo insieme, scrive D'amico, "lo dimostra lo scritto Un disturbo della memoria sull'Acropoli (1936) concepito in forma epistolare, e dedicato a Romain Rolland per il suo settantesimo compleanno […] il quasi ottantenne Freud confessò di aver provato "un ardente desiderio di viaggiare e di vedere il mondo già da quando frequentava il ginnasio, e ne interpretò il significato a cui aggiunse l'aspetto analitico: è come se l'essenziale del successo consistesse nel fare più strada del padre e che fosse tuttora proibito volere superare il padre

Le ceneri di Freud insieme a quelle di Martha nel colombario del Golden Green Crematorium di Londra, sono ospitate da un vaso a campana del III-IV secolo a.C proveniente dall'Italia meridionale che raffigura la danza di Dioniso con una monade. Forse, più di ogni altra immagine, quest'ultima celebrazione alla vita, sa raccogliere la dimensione del viaggio come vino e del grappolo che viene ucciso per trasformarsi in altra forma; dell'Eros, della natura, del concedersi di perdersi, dell'estasi, della spinta vitale e dello straniero, perchè la vita è sempre la più straniera di tutte ed è sempre lì ad interpellarci, ma nello stesso tempo è sempre in viaggio per un altrove irraggiungibile.

[1] Freud, S., Letere tra Freud e Jung , Boringhieri, Torino, 1974 lettere 234 F, p.420

[2] Ibid, lettera 270 F, pp 474-76

Grande e piccolo nel mosaico dei soggetti
Immagini, mito e poetica della clinica

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