"Anatomia di una caduta"
Un film bellissimo della francese Justine Triet, Palma d'oro all'ultimo festival di Cannes che ho visto alcuni giorni fa. È anzitutto un giallo che sa tenere constante il livello di ambiguità tra i diversi piani del sentire e del percepire. I diversi registri della realtà e dell'immaginario si confondono costantemente portandoci all'interno di un processo creativo che sa sostare tra i due mondi senza mai cedere da una parta o dall'altra. Una sublime critica alla società a partire da riprese intimiste: il piccolo come rappresentazione del grande. Ne esce un invito ad una sensibilità rinnovabile solo se sappiamo guardare con gli occhi di un bambino ipovedente(interprete straordinario) che rappresenta la massima espressione simbolica di chi, privo di contaminazioni dettate da una certa visione, sa trovare soluzioni nuove per un inedito e salvifico sguardo sul mondo.